La scuola pubblica non è un’azienda. E dobbiamo rendercene conto
La scuola pubblica della Repubblica Italiana lavora ogni giorno su tre fronti, nonostante tutto quello che i governanti di turno si sono inventati per ostacolarla, bloccarla e marginalizzarla:
- educare i cittadini del domani alla democrazia
- istruire tutte le alunne e gli alunni nei diversi ambiti disciplinari
- promuovere i talenti di ciascuno e valorizzare le eccellenze, senza “sacrificare” chi è in difficoltà.
Per svolgere quotidianamente la sua mission sono indispensabili locali idonei, personale numericamente sufficiente e socialmente rispettato, anche in termini economici, certezza dei doveri e dei diritti.
Educare alla democrazia significa che dove ha inizio il “quadratino” dell’altro, finisce il mio “quadratino” personale di libertà.

Tutti gli alunni hanno diritto all’istruzione, ma ciascuno studente ha il dovere di impegnarsi nel processo formativo.
Chi non lo fa deve essere bocciato.
I “bravi e meritevoli” non possono essere “sacrificati” per recuperare i meno bravi, ma questi ultimi hanno il diritto di essere seguiti con attività di recupero obbligatorie pomeridiane che devono frequentare perché questo è il loro dovere.